ISTITUTO DI STUDI SUI SISTEMI REGIONALI FEDERALI E SULLE AUTONOMIE
  
”Massimo Severo Giannini”

Editoriale dott. Raffaella Coletti, Andrea Filippetti – Newsletter CNR ISSIRFA giugno 2025

A luglio 2025 è attesa la pubblicazione del quadro finanziario pluriennale per l’Unione europea per il periodo 2028-2035. L’Ue funziona infatti con un bilancio annuale e un bilancio pluriennale, che, come definito dall’articolo 312 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, deve coprire un periodo di almeno cinque anni. Il quadro finanziario pluriennale è adottato all’unanimità dai 27 Stati membri dell’UE in sede di Consiglio, sulla base della proposta della Commissione europea e previa approvazione del Parlamento, e la sua finalità è quella di garantire una programmazione e previsione della spesa nell’Ue. Per dare un ordine di grandezza, nell’attuale ciclo di programmazione 2021-2027 esso prevede una spesa complessiva di 1.211 miliardi di Euro, cui si affianca NextGenerationEU: 807 miliardi di Euro stanziati per la ripresa in risposta alla pandemia di Covid-19. A partire dal 2028 inizierà il rimborso dei prestiti erogati nel quadro del NextGenerationEU, ponendo ulteriore pressione sul bilancio europeo e degli Stati Membri.
Le proposte sul nuovo quadro finanziario pluriennale e il dibattito politico che ne seguirà si svolgono in un contesto profondamente mutato rispetto al passato. Il ritorno della geopolitica come fattore decisivo nelle scelte strategiche degli Stati ha completamente rimodellato l’agenda di politica e di politica economica della Commissione europea e degli Stati Membri.
Il documento “La strada verso il prossimo quadro finanziario pluriennale”, pubblicato dalla Commissione europea lo scorso febbraio, fornisce alcuni primi elementi sulle priorità per il prossimo periodo di programmazione. I primi due temi menzionati tra le sfide comuni che il bilancio deve contribuire ad affrontare sono, rispettivamente, quello della competitività europea e quello della sicurezza. Entrambi sono da mesi al centro del dibattito europeo: il primo, anche con il decisivo impulso del Rapporto Draghi sulla competitività europea, pubblicato a settembre 2024; il secondo stimolato da un contesto di tensioni geopolitiche in aumento. In questo ambito, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha proposto a marzo 2025 il piano ReArm EU, volto a rafforzare le capacità militari dell’Unione europea.
Seguono altre tematiche di tradizionale interesse dell’Unione europea, quali, nell’ordine: le migrazioni internazionali, le disparità territoriali, la sicurezza alimentare e la protezione della natura, le catastrofi legate ai cambiamenti climatici, le sfide economico politiche a scala mondiale, l’allargamento. In risposta a tutte queste questioni, il documento propone un bilancio Ue che sia meglio mirato, più semplice, più incisivo, più flessibile ed effettivamente in grado di realizzare le priorità UE, attraverso una serie di meccanismi innovativi rispetto al passato.
La necessità di mirare attentamente gli investimenti e l’emergere di nuove priorità pone una serie di interrogativi sul futuro, anche per quanto riguarda gli strumenti di più diretto interesse di Regioni e territori. La politica di coesione europea, in particolare, che rappresenta tradizionalmente circa un terzo del bilancio comunitario, potrebbe vedere riorientate le sue priorità e risorse, come prefigurato dalla revisione di medio termine, pubblicata ad aprile 2025, con l’obiettivo di riallineare la strategia rispetto al nuovo contesto socio-economico. Il messaggio generale che traspare dal documento è che la coesione, con il suo ingente ammontare di risorse, debba contribuire alla realizzazione dei nuovi obiettivi dell’agenda dell’UE. Questi sono individuati nell’autonomia strategica nei settori più avanzati, nella competitività e innovazione dell’industria, nella transizione verde e nella sicurezza. Occorre inoltre massimizzare la flessibilità nei programmi di spesa, in modo da poter essere in grado di intervenire in ambiti non prevedibili.
Sebbene la politica di coesione sia sempre stata influenzata dall’agenda politica generale della Commissione e del susseguirsi delle maggioranze del Parlamento europeo, ha indubbiamente goduto di uno spazio di autonomia significativo, che è aumentato nel tempo andandosi a caratterizzare come una politica di sviluppo locale place-based. Oggi, e nei prossimi mesi, la politica di coesione si trova al crocevia più complesso della sua storia: la possibilità di mantenere la sua centralità nel prossimo settennio di programmazione sembra legata alla misura in cui riuscirà a integrarsi nella nuova agenda di politica economica europea.
L’interrogativo centrale rimane se il matrimonio di interesse tra coesione e nuova agenda di policy consentirà alla politica di mantenere vivo il suo obiettivo cardine, ossia quello di aiutare le Regioni meno avanzate a ridurre la distanza del loro livello di reddito da quelle più avanzate e dalle capitali europee.