ISTITUTO DI STUDI SUI SISTEMI REGIONALI FEDERALI E SULLE AUTONOMIE
  
”Massimo Severo Giannini”

Editoriale dott. Fabrizio Tuzi, dott.ssa Raffaella Coletti – Newsletter CNR ISSIRFA luglio 2025

Durante la London Climate Action Week 2025, che si è svolta nella capitale del Regno Unito dal 21 al 29 giugno scorso, amministratori e rappresentanti di centinaia di città hanno presentato iniziative, progetti e soluzioni che mostrano come i governi locali stiano diventando attori sempre più rilevanti nella risposta globale alla crisi climatica. L’evento ha rappresentato anche un chiaro segnale di come il quadro della governance ambientale si sta riorganizzando, e le città stiano acquisendo un ruolo strategico nella sua ridefinizione.
Nel campo delle politiche climatiche, si osserva da tempo un progressivo superamento della logica gerarchica che vedeva gli Stati al centro e i livelli sub-statali confinati all’attuazione. I processi decisionali stanno diventando più distribuiti, articolati su reti multilivello dove anche soggetti privi di competenze formali riescono a influenzare l’orientamento delle agende. In questo scenario, le città si distinguono per capacità progettuale e attenzione agli aspetti sociali del cambiamento.
Mobilità urbana, gestione dell’energia, spazi pubblici, consumo consapevole sono iniziative avviate a livello locale che stanno incidendo su comportamenti e abitudini in modo spesso più incisivo di molte normative nazionali, contribuendo alla costruzione di contesti favorevoli alla transizione. Spesso le città operano anche come snodo e punto di raccordo con attori non istituzionali (associazioni, reti civiche, piccole e medie imprese…), di cui costituiscono l’interlocutore territorialmente più “prossimo”.
Attraverso reti come C40, ICLEI, Eurocities, le città partecipano a dinamiche di confronto, apprendimento e indirizzo strategico che sempre più affiancano, e in alcuni casi integrano, i processi diplomatici formali. È una forma di cooperazione internazionale, fondata su esempi concreti, condivisione di dati, scambio di pratiche, costruzione di reputazione. Un processo incrementale, che sta contribuendo a spostare l’attenzione globale verso modelli operativi più pragmatici e centrati sulle persone.
In questo quadro, la London Climate Action Week ha offerto un esempio significativo di come iniziative di policy a scala locale (definizione di zone a basse emissioni, creazione di infrastrutture verdi, elettrificazione dei trasporti ..) non sono esperienze isolate e definite, ma possono essere lette come laboratori in grado di generare soluzioni facilmente scalabili e replicabili, fornendo alle città un ruolo fondamentale nella definizione delle priorità climatiche.
Questa trasformazione impone una rilettura della governance ambientale, non più come un semplice gioco di attribuzioni verticali, ma come un processo dinamico e asimmetrico, in cui l’efficacia operativa e la capacità di incidere concretamente sulle traiettorie di sviluppo locale assumono un peso crescente. Le città, e in particolare le grandi aree metropolitane, non sono solo nodi decisionali locali, ma snodi strategici che orientano scelte, risorse e priorità su scala nazionale e internazionale.
Se da un lato l’attivismo delle città è anche legato alla dimensione del problema ambientale a scala urbana (secondo recenti stime, le città sono responsabili per circa il 70% delle emissioni di CO2 a livello globale), il riassetto del ruolo delle città sta mettendo in molti contesti in discussione il ruolo e la funzione dei livelli intermedi di governo, come ad esempio, nel caso italiano, le Regioni. Dove le città metropolitane dispongono di massa critica, poteri speciali e reti transnazionali attive, le logiche classiche di rappresentanza territoriale rischiano di essere superate. Si assiste a un disallineamento crescente tra pratiche di policy e assetti istituzionali. Per questo, la rilevanza che stanno assumendo le città nel campo climatico non riguarda solo l’ambiente: solleva questioni sulla distribuzione del potere pubblico, e suggerisce il ripensamento di modelli e geometrie della governance multilivello, soprattutto nei sistemi in cui coesistono città globali e sistemi regionali.
Non è un caso che la politica di coesione europea dedichi attenzione crescente al ruolo delle città, riservando loro una quota delle risorse tradizionalmente gestite a livello regionale (5% nel periodo di programmazione 2014-2020; 8% in quello 2021-2027). La prossima politica di coesione europea, attualmente in fase di ripensamento, potrebbe rafforzare ulteriormente questo andamento. In particolare, se vorrà rispondere alle sfide della transizione verde con maggiore efficacia, è possibile che dovrà riconoscere ancora più esplicitamente il protagonismo delle città, non solo come beneficiarie ma anche come attori pro-attivi nella definizione delle strategie territoriali. Mettere le città al centro non significherebbe escludere gli altri livelli ma, almeno in alcuni ambiti, verificare se la scala urbana sia in grado di aumentare in maniera significativa l’efficacia dell’azione pubblica.