ISTITUTO DI STUDI SUI SISTEMI REGIONALI FEDERALI E SULLE AUTONOMIE
  
”Massimo Severo Giannini”

Editoriale dott. Raffaella Coletti, Andrea Filippetti – Newsletter CNR ISSIRFA ottobre 2025

Dal 13 al 15 ottobre 2025 si è svolta a Bruxelles la tradizionale Settimana europea delle regioni e delle città, organizzata dalla Direzione Generale della politica regionale e urbana (DG Regio) e dal Comitato delle Regioni. Si tratta di un evento annuale che mette al centro la scala regionale e locale, evidenziandone l’importanza per una buona governance nell’Unione europea nonché per l’implementazione delle politiche europee di coesione.
L’edizione di quest’anno, inevitabilmente, è stata fortemente caratterizzata dal dibattito attorno alle proposte della Commissione europea avanzate a luglio 2025 per il Quadro finanziario pluriennale 2028-2035, con particolare riguardo alle novità introdotte in materia di politica di coesione. Regioni e città lamentano in particolare che i nuovi “National and Regional Partnership plans” proposti dalla Commissione europea, con l’accorpamento dei diversi fondi e la centralità attribuita agli Stati membri, rischiano, da un lato, di aprire spazi di competizione tra regioni ed enti locali e altre categorie di soggetti per l’accesso alle risorse disponibili; dall’altro, di marginalizzare lo spazio per regioni e città nella programmazione e implementazione delle politiche di coesione. Questa posizione è portata avanti ufficialmente dal Comitato europeo delle Regioni. La presidente Kata Tüttő, negli ultimi mesi, si è ripetutamente espressa contro le ipotesi di riforma. La “Cohesion Alliance”, movimento lanciato proprio dal Comitato delle Regioni per sostenere la coesione quale valore fondamentale dell’UE e chiedere una politica di coesione forte, ha dato vita durante la Settimana europea a diversi momenti di protesta e di confronto sul tema. Da questo punto di vista, si configura una sempre più evidente differenza di vedute tra il Comitato europeo delle Regioni da una parte e la Commissione europea dall’altra.
Critiche alla proposta non sono mancate anche da altre voci, incluso il Parlamento europeo. Dopo una audizione di fronte alla commissione per lo sviluppo regionale del Parlamento dello scorso 16 ottobre, durante la quale il vicepresidente esecutivo Raffaele Fitto aveva discusso la proposta di riforma della politica di coesione incassando diversi interventi critici degli eurodeputati e aprendo genericamente ad ulteriore dialogo sul punto, il servizio del Portavoce, direttamente dipendente dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha prodotto una nota sul Quadro finanziario pluriennale dichiarando che “in questa fase la Commissione non si esprime su singoli elementi della proposta o sulle singole posizioni dei co-legislatori”.
La delicata contrapposizione istituzionale che si va configurando attorno al futuro della politica di coesione deriva dalla rilevanza della posta in gioco. La proposta di riforma della politica di coesione si intreccia infatti con una rinnovata agenda di politica economica europea. A fronte di risorse finanziarie proposte per il prossimo settennio 2028-2035 rimaste pressoché invariate, occorre trovare nuovi spazi per finanziare la politica industriale europea che torna a giocare un ruolo di primo piano nel nuovo contesto geopolitico globale. A questa si aggiunga l’aumento della spesa per la difesa, sul quale i paesi europei si sono impegnati per i prossimi anni. Il rischio è che la politica di coesione resti schiacciata da esigenze strategiche e finanziarie che hanno guadagnato la priorità dell’agenda politica ed economica a Bruxelles, a fronte di una crescente “stanchezza” che si percepisce nei confronti degli obiettivi di coesione territoriale e sociale.
In questo scenario in evoluzione, l’evento del 31 ottobre p.v. organizzato dal CNR-ISSIRFA, con la partecipazione di rappresentanti della Commissione europea, Regioni italiane e mondo della ricerca, si pone l’obiettivo di raccogliere elementi e spunti di riflessione sui processi in corso a scala europea e nazionale, anche alla luce delle disparità territoriali che continuano a caratterizzare il nostro paese.
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