La biodiversità, definita come la misura della variabilità degli esseri viventi all’interno di un ecosistema, costituisce un indicatore fondamentale dello stato di salute ambientale. Fortemente minacciata dall’attività antropica, essa rientra nel più ampio insieme delle problematiche ambientali, diventate una priorità per molte azioni governative. Tuttavia, a differenza di altre criticità, come l’inquinamento atmosferico derivante dalle emissioni, la perdita di biodiversità è determinata da una pluralità di fattori interconnessi, rendendo complessa l’identificazione di una soluzione univoca e definitiva al problema.
In questa prospettiva, il tema della biodiversità si inserisce pienamente tra le “Grand Challenges”, ovvero sfide sistemiche che richiedono soluzioni multilivello e territorialmente differenziate per le quali è imprescindibile una governance articolata tra istituzioni centrali, regionali e locali. La biodiversità, infatti, rappresenta non solo una questione ambientale, ma anche una leva di coesione territoriale, di innovazione pubblica e di sostenibilità delle politiche regionali, specialmente in aree fragili. L’interazione tra questi elementi rende il problema estremamente complesso e multidimensionale, richiedendo un approccio integrato che coinvolga diverse discipline e prospettive per poter essere affrontato in modo efficace.
In questo quadro, la ricerca socioeconomica sulla biodiversità riveste un ruolo fondamentale, soprattutto quando promuove l’intersezione tra diverse aree di studio (giuridiche, sociali, economiche), in quanto può offrire una comprensione più completa delle sfide ecologiche e garantire soluzioni efficaci dal punto di vista socioeconomico e sostenibili dal punto di vista istituzionale.
Sebbene nelle scienze ecologiche e naturali vi sia un forte interesse per le tematiche legate alla biodiversità, lo stesso non si riscontra nelle scienze sociali, come l’economia dell’innovazione. In quest’ultimo ambito, infatti, la letteratura sulla biodiversità rimane ancora limitata, in quanto essa è generalmente considerata una questione esclusivamente ambientale. Di conseguenza, il tema tende a essere trattato in modo analogo al cambiamento climatico, senza un’adeguata riflessione sulle sue specificità e sulle sue implicazioni interdisciplinari.
In questo contesto, il CNR ISSIRFA, coinvolto nel National Biodiversity Future Center (NBFC), sta affrontando queste tematiche sia attraverso l’analisi di strumenti giuridici in grado di contrastare la perdita della biodiversità, sia attraverso studi riguardanti l’impatto di policy per l’innovazione in grado di promuovere lo sviluppo di tecnologie disponibili per la ricerca e la tutela della biodiversità. L’assenza di una mappatura sistematica delle aree tecnologiche coinvolte nella tutela della biodiversità e di adeguati indicatori di capacità tecnologica, in grado di misurare la produzione di conoscenza e l’innovazione in questo settore, rappresenta una delle principali criticità nella definizione di politiche mirate a livello regionale e territoriale che possano promuovere investimenti in tal senso. Infatti, solo una misurazione puntuale del tasso di innovazione nelle tecnologie per la biodiversità, soprattutto in quei settori che contribuiscono in misura significativa alla perdita di biodiversità, tra cui l’agricoltura e l’allevamento, la pesca, la silvicoltura, le infrastrutture, l’estrazione mineraria e i settori dei combustibili fossili, potrà quantificare la necessità di promuovere investimenti in R&D per tali aree tecnologiche.