Il prossimo 8 febbraio, nella città transfrontaliera di Gorizia/Nova Gorica, si svolgerà la cerimonia di inaugurazione della Capitale europea della cultura per il 2025. È la prima volta che il prestigioso riconoscimento europeo viene assegnato ad una città transfrontaliera, simbolo di condivisione e collaborazione. Invero, l’Unione europea ha una tradizione più che trentennale di sostegno alla cooperazione tra territori e autorità territoriali attraverso i propri confini. La cooperazione territoriale (Interreg), sostenuta dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, rappresenta oggi uno dei due macro-obiettivi della politica di coesione europea (accanto all’obiettivo mirato alla crescita e all’occupazione) e si articola in tre componenti fondamentali: cooperazione transfrontaliera (ai confini terrestri e marittimi), cooperazione transnazionale (relativa ad aree più ampie e di bacino) e cooperazione interregionale (tra territori non geograficamente contigui). A questo si aggiunge una componente di cooperazione tra regioni ultraperiferiche. I programmi di cooperazione territoriale non riguardano solamente gli Stati Membri, ma coinvolgono anche territori limitrofi, inquadrati nell’ambito delle politiche europee di pre-adesione e di vicinato. Nella programmazione 2021-2027 dei fondi europei, l’Italia è coinvolta in 19 programmi di cooperazione territoriale, di cui dieci con autorità di gestione italiane. Tutte le Regioni e Province autonome partecipano a qualche forma di cooperazione territoriale, attraverso programmi che offrono contributi per la realizzazione di azioni congiunte volte alla valorizzazione delle sinergie e complementarità tra territori appartenenti a paesi diversi. I beneficiari finali delle azioni di cooperazione sono gli abitanti dei territori, grazie a progetti fondati sulla collaborazione e sullo scambio che mirano a sfruttare appieno quelle opportunità e a risolvere quelle problematiche che superano i confini nazionali. In questo modo la cooperazione territoriale offre un vero e proprio laboratorio di integrazione europea. Accanto alle autorità istituite per la gestione dei fondi europei (Autorità di gestione dei programmi), la cooperazione territoriale ha spesso dato vita a strutture più stabili, con l’obiettivo di favorire una crescente cooperazione e integrazione tra i territori coinvolti. Tra queste, vale la pena menzionare i Gruppi Europei di Cooperazione Territoriale – GECT, istituiti con Regolamento (CE) N. 1082/2006, aggiornato con Regolamento (UE) 1302/2013 e recepito in Italia con legge 7 luglio 2009, n. 88, Artt. 46, 47, 48. I GECT sono enti con personalità giuridica di diritto pubblico, costituiti da organismi pubblici appartenenti a Stati diversi, con cui vengono attuati interventi di cooperazione transfrontaliera, transnazionale o interregionale. Attualmente 14 degli 89 GECT registrati presso il Comitato delle Regioni presentano partecipanti italiani, e tra questi, otto operano in base alla normativa italiana. Uno di questi enti, il GECT GO – istituito nel 2011 tra i Comuni di Gorizia (Italia) e i Comuni di Nova Gorica e Sempeter Vrtojiba (Slovenia), ha gestito la candidatura di Gorizia/Nova Gorica come Capitale europea della cultura e si trova ora impegnato nella regia del fitto calendario di eventi previsto nel corso del 2025. La costituzione di ulteriori Gruppi Europei di Cooperazione Territoriale è in valutazione in diversi territori italiani ed europei, come strumento strategico per programmare e gestire le attività di cooperazione territoriale in cui sono impegnati. Una istituzionalizzazione della cooperazione nei territori di confine, in particolare, può offrire soluzioni a problematiche che influenzano negativamente la qualità della vita degli abitanti e aprire nuove opportunità di sviluppo e integrazione sociale, politica, economica e culturale, a partire da una più forte collaborazione tra le autorità territoriali appartenenti a paesi diversi. Resta comunque fondamentale la collaborazione tra i diversi livelli di governo, con gli Stati membri chiamati a svolgere un ruolo chiave per contribuire a disegnare soluzioni normative, organizzative e funzionali che siano capaci di affrontare i numerosi ostacoli che ancora si frappongono ad una piena cooperazione oltre i confini nazionali.