ISTITUTO DI STUDI SUI SISTEMI REGIONALI FEDERALI E SULLE AUTONOMIE
  
”Massimo Severo Giannini”

Editoriale Prof. Giulio Salerno – Newsletter CNR ISSIRFA dicembre 2023

Cosa ci lascia il 2023 sul fronte sulle autonomie? E cosa attenderci dal 2024?
Molte sono state le sfide affrontate nel governo decentrato della collettività. Da tempo, come noto, le istituzioni territoriali sono coinvolte e intrecciate in una complessa trama di assetti istituzionali, organizzativi e funzionali che, per tanti aspetti, appaiono in aperta sofferenza. Nel 2023, in particolare, sono state sottoposte al forte stress determinatosi con il primo ed effettivo impatto del processo di attuazione del PNRR.
Da questo punto di vista, è apparso subito evidente l’insufficienza dell’approccio che è stato alla base del PNRR, un approccio del tutto concentrato su una visione vetero-centralistica che ha mostrato la corda quando si è dovuti passare dalle parole, e dalle promesse rivolte all’Europa, ai fatti. E ha certo peccato di ingenuità la classe dirigente che, sostenuta da un pensiero apparentemente dominante, ha pensato che la straordinaria novità del PNRR potesse essere risolta utilizzando una logica meramente discendente e gerarchizzata. Come se, da un giorno all’altro e in nome dell’ennesima ragione “emergenziale”, il quadro delle funzioni pubbliche si potesse automaticamente ridefinire in palese contrasto con l’intreccio delle competenze che ormai collega, costituzionalmente e strutturalmente, i molteplici livelli di governo.
Abbandonare in fatto la vera “leale collaborazione” tra i molteplici livelli di governo della collettività sia nella costruzione degli obiettivi del PNRR che nella definizione delle modalità di attuazione, ha comportato un rischio altissimo per l’intero Paese. E, va riconosciuto, si è evitato il peggio soltanto per merito di quell’ancora diffuso spirito italico di resilienza e cooperazione che è stato dimostrato dalle amministrazioni pubbliche tutte, a partire da quelle locali e regionali sino a quelle ministeriali. A dispetto di quanto poco sia stato fatto in questi ultimi decenni per consolidare il versante amministrativo dell’azione pubblica, e per non parlare di quanto sia stato fatto in senso del tutto opposto, più o meno consapevolmente, sfibrando e depauperando le strutture che ben funzionavano, come, ad esempio, quelle provinciali.
In questo senso, sono risultati alquanto stonati gli appelli di chi chiedeva di mantenere inalterato il PNRR così come i meccanismi originariamente predisposti per la relativa attuazione. Tanto più se si teneva conto dei precedenti risultati, non certo commendevoli, che erano stati raggiunti nell’impiego delle risorse di provenienza europea. Ma anche nella delicatissima fase di ridefinizione del PNRR nell’interlocuzione con la Commissione europea – fase che ha occupato quasi integralmente l’anno che si sta chiudendo – si sono appalesate le insufficienze dei vigenti meccanismi che compongono il sistema formalizzato di interlocuzione tra lo Stato e le autonomie territoriali. La successione di incontri e riunioni, più o meno informali, tra rappresentanti dello Stato e delle autonomie si è sovrapposto con la trattativa in sede europea, trattativa che si è infine conclusa con un accordo di modifica che, se ha consentito di risolvere la più parte dei problemi, ha pure lasciato spazio ad alcune critiche, in specie sul versante comunale che ne è risultato il più sacrificato.
Proprio su questo aspetto sarà necessario concentrare l’attenzione nei prossimi tempi, aprendo finalmente lo sguardo su nuove, efficaci, trasparenti e condivise modalità di formazione della “posizione” italiana nei confronti dell’articolato sistema di potere europeo. Dato che questo è e sarà sempre più lo scacchiere decisivo in cui rappresentare e far valere gli interessi nazionali, non ci si deve abbandonare ad autolesionistiche battaglie di retroguardia sulla difesa dei rispettivi confini competenziali. Ben diversamente, occorre escogitare soluzioni innovative che consentano di fare leva sulle specifiche peculiarità e sulle intrinseche capacità di ciascun livello di governo nell’efficiente determinazione degli obiettivi da perseguire e nella sinergica applicazione degli strumenti da utilizzare per il bene comune.