ISTITUTO DI STUDI SUI SISTEMI REGIONALI FEDERALI E SULLE AUTONOMIE
  
”Massimo Severo Giannini”

Editoriale Prof. Giulio Salerno – Newsletter CNR ISSIRFA giugno 2024

Con la definitiva approvazione da parte della Camera dei deputati (il 19 giugno) e la successiva promulgazione da parte del Capo dello Stato (il 26 giugno), si è concluso positivamente l’iter della legge sull’attuazione dell’autonomia differenziata. Il testo finale, quindi, è quello che è scaturito dalle non poche modifiche che sono apportate dal Senato al disegno di legge originariamente presentato dal Governo il 23 marzo del 2023.
Adesso, anche alla luce degli impegni che il Governo ha assunto accogliendo favorevolmente alcuni ordini del giorno presentati alla Camera dei deputati, si passa alla fase dell’attuazione. Si tratta di impegni politicamente significativi, come, ad esempio, in relazione alle materie LEP “a non avviare negoziati su atti di iniziativa delle regioni e a non procedere nel confronto congiunto sugli atti di iniziativa sui quali tale confronto sia stato già avviato prima dell’entrata in vigore della presente legge, fino alla definizione dei relativi LEP secondo quanto indicato nelle premesse”; o, “per il tramite del Presidente del Consiglio dei ministri ad applicare in maniera rigorosa la facoltà di cui all’articolo 2, comma 2, a tutela dell’unità giuridica o economica dello Stato”; o, ancora, a “valutare le opportune iniziative, anche normative, volte a prevedere, prima di procedere alla stipula di intese che prevedano l’attribuzione di funzioni relative alle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia sulle materie escluse dalla determinazione dei LEP, la predisposizione di un’analisi di impatto della regolamentazione che tenga conto della valutazione degli effetti delle ipotesi di intervento normativo e regolamentare regionale nonché di atti amministrativi generali, di programmazione o pianificazione, ricadenti sulle attività dei cittadini e delle imprese e sull’organizzazione e sul funzionamento delle pubbliche amministrazioni, anche mediante comparazione di opzioni alternative, tenendo conto della necessità di assicurare il corretto funzionamento concorrenziale del mercato, la tutela delle libertà individuali, e la tenuta dei principi generali dell’ordinamento, da presentare alle Camere per l’esame secondo i rispettivi regolamenti”; o, infine, “a dare attuazione al provvedimento in esame in rigorosa conformità agli effetti inderogabili del combinato disposto degli articoli 116 e 117 della Costituzione, in particolare intervenendo a limitare correttamente l’oggetto del negoziato, qualora le regioni richiedano il trasferimento di intere materie o di tutte le funzioni concernenti le materie richiamate dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”.
Parallelamente all’avvio della fase di attuazione in cui si dovranno applicare le molteplici condizioni indicate nella legge, è noto che nel fronte contrario all’autonomia differenziata si stiano mettendo in campo alcuni strumenti oppositivi, dall’eventuale richiesta di referendum abrogativo (totale o parziale, su iniziativa regionale o popolare) alla presentazione dei ricorsi di legittimità costituzionale presentati in via diretta da alcune Regioni. E’ evidente che ciascuno dei predetti strumenti potrà avere significato e peso ben diversi a seconda della rilevanza istituzionale e della collocazione territoriale dei soggetti da cui saranno attivati, e a seconda dell’ampiezza e della profondità dei rilievi critici che saranno di volta in volta formulati. In particolare, mediante le richieste di referendum abrogativo saranno necessariamente sollecitate scelte del tutto dilemmatiche e che comportano, quindi, divaricazioni non temperabili. Diversamente, con l’attivazione del sindacato di costituzionalità ci si potrebbe orientare anche verso soluzioni parzialmente correttive e dunque meno traumatiche. Se si giungesse all’appello al popolo, il tema dell’autonomia sarà sopraffatto dal contesto politico contingente e dal rispettivo posizionamento delle singole forze partitiche. E non si può escludere, come già accaduto nel recente passato, che potrebbe essere ancora determinante il fattore della crescente astensione.
In ogni caso, anche se non sarà affatto facile, nella fase che adesso si apre e che coinvolgerà ad ampio spettro coloro che operano attivamente nei territori e per i territori, ci si dovrà sforzare di concentrare il confronto sul merito delle questioni, superando la mera contrapposizione tra campi avversari. Potrebbe essere l’occasione per un dibattito che metta sul tavolo le tante problematiche ancora irrisolte del nostro Stato decentrato. Per trovare davvero soluzioni e non per riconoscere la comune incapacità di affrontare realisticamente le sfide che dobbiamo affrontare per il bene dell’intera collettività nazionale.