ISTITUTO DI STUDI SUI SISTEMI REGIONALI FEDERALI E SULLE AUTONOMIE
  
”Massimo Severo Giannini”

Editoriale Prof. Giulio Salerno – Newsletter CNR ISSIRFA novembre 2023

Tra i tanti avvenimenti che hanno segnato la più recente attività istituzionale, alcuni sono strettamente collegati alle autonomie territoriali e pertanto sono senz’altro degni di nota in questa sede.
Innanzitutto, la Commissione “Affari costituzionali” del Senato ha concluso l’esame del ddl n. 615 sull’attuazione dell’art. 116, comma 3, Cost. in tema di autonomia differenziata. Il testo presentato dal Governo è stato modificato con l’approvazione di quasi 90 emendamenti, di cui la metà presentati dalle opposizioni. Ciò dimostra che in questo procedimento parlamentare, così come avevamo auspicato da queste pagine, si è avviato un confronto costruttivo, certo pure serrato, sul merito delle questioni problematiche. Non sono prevalsi né, da un lato, un atteggiamento ostruzionistico da parte delle opposizioni, né una postura prevaricatrice da parte della maggioranza.
Il testo licenziato dalla Commissione, in particolare, risulta ridefinito anche in ordine ad aspetti politicamente delicati, soprattutto circa le garanzie connesse all’unitarietà dell’assetto repubblicano e all’equa ripartizione delle risorse finanziarie. Nel percorso parlamentare, certo, ulteriori aggiustamenti saranno possibili, sia nell’Assemblea del Senato che, ancor più probabilmente, nel successivo esame della Camera. In ogni caso, adesso si dispone di un testo per così dire più solido, e sul quale l’analisi e la discussione scientifica potranno essere svolte con ancor maggiore cognizione di causa rispetto a quanto sinora avvenuto.
Nell’ambito di questo processo, poi, il Ministro Calderoli ha presentato alla Cabina di regia – l’organismo previsto ai sensi della legge di bilancio per il 2023 per l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei relativi costi e fabbisogni standard – l’esito dei lavori del Comitato per la definizione dei LEP presieduto dal Prof. Cassese. Questa relazione è stata inviata anche alle Regioni, alle Province e ai Comuni, e quindi trasmessa al Parlamento e alla Commissione tecnica per i fabbisogni standard. A quest’ultima Commissione spetterà, adesso, formulare – e quindi sottoporre alla Cabina di regia ove sono presenti anche tutte le rappresentanze delle autonomie territoriali – le “ipotesi tecniche” per la determinazione dei costi e fabbisogni standard in connessione ai LEP.
A tal proposito, allora, è ragionevole ritenere che i termini previsti originariamente dalla predetta legge di bilancio in relazione alla determinazione dei LEP e dei relativi costi e fabbisogni standard a legislazione vigente, andranno prorogati, sicché siffatti termini potrebbero poi incrociarsi con la tempistica della procedura di approvazione del già ricordato ddl n. 615. Quest’ultimo, del resto, proprio come risultante dagli emendamenti approvati dalla Commissione del Senato, prevede una clausola di salvaguardia in ordine ai lavori svolti nell’ambito della procedura già prevista dalla legge di bilancio per il 2023 in ordine ai LEP e ai relativi costi e fabbisogni standard. Pertanto, la relazione della Commissione LEP offre adesso alle autonomie territoriali un documento assai analitico e a partire dal quale procedere alle prime e indispensabili valutazioni che potranno essere poi sviluppate nel confronto con le istituzioni statali in seno alla Cabina di regia.
Da ultimo, va segnalato quanto è avvenuto in relazione all’attuazione dal trattato del Quirinale, il trattato per la cooperazione bilaterale rafforzata che è stato firmato proprio due anni fa tra l’Italia e la Francia – prendendo a modello il già esistente Trattato di Aquisgrana tra la Francia e la Germania – ed entrato in vigore lo scorso febbraio. Su forte impulso delle rispettive diplomazie e anche a seguito della feconda e intesa interlocuzione che nel frattempo si è instaurata tra gli enti territoriali presenti lungo il confine – sia terreste che marittimo – tra l’Italia e la Francia, in tempi assai rapidi è stato istituito il Comitato di cooperazione frontaliera italo-francese previsto dall’art. 10 del trattato.
Il Comitato, pertanto, ha tenuto la prima riunione in Italia, e precisamente, a Torino il 31 ottobre. In questo Comitato sono presenti non soltanto i rappresentanti delle istituzioni statali – governative e parlamentari – di entrambi gli Stati, ma anche i rappresentanti di tutte le istituzioni delle autonomie italiane e francesi che sono direttamente coinvolte dalla cooperazione frontaliera: sul versante italiano, cinque Regioni, due Province, due Città metropolitane e tre Comuni, e, sul versante francese, due Règions, una Collectivité, sei Départements, una Métropole e due Villes. Nella prima riunione del Comitato sono state illustrate le numerose tematiche che saranno oggetto di esame al fine di promuovere soluzioni condivise nell’interesse comune del “bacino di vita” che si sviluppa a cavallo del confine italo-francese. Adesso, si stanno elaborando le procedure, modalità e tempistiche nello svolgimento dei lavori del Comitato, un nuovo e originale organismo in cui le autonomie territoriali sono chiamate a dare un significativo contributo per l’individuazione e l’attuazione degli strumenti cui ricorrere per dare risposte alle persone e alle collettività che vivono nell’area di cooperazione frontaliera.
Si tratta, a veder bene, del primo esperimento in cui anche il nostro assetto di governo multilivello delle comunità è messo davvero alla prova nei rapporti internazionali con una sorta di innovativa “diplomazia territoriale bilaterale”. Se lo Stato, certo, dovrà svolgere il suo essenziale ruolo di coordinamento e, soprattutto, di determinazione degli interessi nazionali, alle istituzioni territoriali spetterà un compito non meno impegnativo, quello cioè di tradurre le rispettive istanze in efficaci attività di programmazione, di azione e di organizzazione, in modo da poter effettivamente incidere su processi decisionali che saranno senz’altro cruciali per il futuro delle popolazioni.