ISTITUTO DI STUDI SUI SISTEMI REGIONALI FEDERALI E SULLE AUTONOMIE
  
”Massimo Severo Giannini”

Editoriale Prof. Giulio Salerno – Newsletter CNR ISSIRFA settembre 2023

È noto che una delle più rilevanti innovazioni della legge cost. n. 3/2001 è stato il ribaltamento del ruolo dello Stato e delle Regioni in relazione alla competenza “istituzionale” sulla fonte legislativa ordinaria. Originariamente spettante allo Stato, è stata attribuita alle Regioni la competenza legislativa cd. generale/residuale (esercitabile, cioè, in qualunque materia diversa da quelle assegnate alla competenza esclusiva dello Stato o alla competenza concorrente delle Regioni), così applicandosi un tratto che, in vero, è comune agli ordinamenti federali. Tale ribaltamento comporta una particolare consapevolezza del ruolo regionale: non passivo o meramente secondario rispetto allo Stato, ma direttamente e autonomamente proattivo nella definizione delle politiche pubbliche capaci di intervenire su ambiti effettivamente innovativi dei rapporti umani, sociali ed economici.
È altrettanto noto che gli esiti attuativi di questo ribaltamento sono stati parziali, e presumibilmente meno incisivi rispetto a quanto ci si sarebbe aspettato. Questo dato risulta evidente nei “Rapporti” annualmente elaborati dall’Osservatorio sulla legislazione della Camera dei deputati, e nei quali il CNR ISSIRFA redige la parte concernente la produzione normativa regionale. Tuttavia, al di là delle inevitabili differenze tra le singole Regioni, qualche segno di espansione nel ricorso alla potestà legislativa generale/residuale può essere riscontrato. Infatti, nel 2022, le leggi regionali adottate esclusivamente sulla base della competenza generale/residuale sono complessivamente cresciute del 3% rispetto al 2021, passando dal 22,1% al 25,1% dell’intera produzione legislativa regionale. Non manca, poi, una consistente quota di leggi (il 16,1%) che si fondano sia sulla competenza generale/residuale che su quella concorrente.
Non è certo questa la sede per indagare le ragioni che hanno condotto sinora ad un’evidente sottovalutazione di questa rilevante forma di autonomia regionale. Qui si vuole, però, sottolineare la necessità di valorizzare siffatta modalità di esercizio delle competenze regionali, soprattutto se si intende contrastare in modo concreto e fattivo quelle voci che sottolineano soprattutto i profili di debolezza del regionalismo italiano.
A tal proposito, possono citarsi gli esempi virtuosi della legislazione regionale che si spinge sugli ambiti in cui si applicano le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale o le blockchain. Non si tratta, certo, di fare concorrenza – o addirittura di sostituirsi – allo Stato su tematiche di evidente rilievo unitario, come, ad esempio, la “cibersicurezza” o la disciplina generale sulla digitalizzazione dei sistemi e dei processi amministrativi. Si tratta, invece, di promuovere, e nello stesso tempo opportunamente regolare, l’applicazione delle modalità tecnologicamente innovative in relazione ad ambiti materiali che non sono riservati alle competenze dello Stato, così potendo correttamente indirizzare quelle forze sociali ed economiche che intendono rispondere con forme e modalità più moderne e tecnologicamente avanzate alle esigenze, alle istanze e ai bisogni della rispettiva collettività. Contesualmente queste iniziative legislative possono costituire senz’altro interessanti modelli per le altre Regioni, così come utili basi – anche di carattere sperimentale – per avviare processi innovativi da espandere a livello nazionale. Per di più, in tal modo le Regioni possono anche procedere, in piena autonomia, alla declinazione territoriale degli indirizzi che, in tema di tecnologie innovative, provengono dall’Unione europea con sempre maggiore frequenza.
Per questo motivo, proprio alla tematica della transizione digitale delle finanziarie regionali e ad altri progetti di ricerca collegati alle più moderne applicazioni tecnologiche, è specificamente dedicata questa Newsletter ISSIRFA di settembre, rivolta dunque a testimoniare alcuni dei settori innovativi sui quali le autonomie regionali si stanno impegnando e si possono ulteriormente sviluppare per il bene comune dell’intero Paese.